C’è un’antica figura delle strade napoletane nota come ‘o Maccarunaro (il maccaronaro).
Il maccaronaro era il produttore e venditore di pasta con postazione fissa o spesso ambulante. Divenne una figura usuale a Napoli già dal Seicento, ma fu soprattutto nell’Ottocento che raggiunse la sua popolarità anche fuori Napoli, quando i napoletani furono classificati come “mangia maccheroni”.
Il Grand Tour fu sicuramente uno dei motivi grazie ai quali si diffuse la conoscenza di questo personaggio e di questa cultura del cibo partenopeo legata alla pasta.
Ovviamente da quelli stanziali, attrezzati su un banco coi fornelli, era possibile assaggiare un piatto di pasta caldo, cosa che diventava un po’ meno semplice da quello ambulante, il quale aveva con se la pasta da vendere per più tempo.
In ogni caso riscuoteva ugualmente successo e finiva sempre per completare la sua vendita
Il piatto di pasta tipico del maccaronaro erano gli spaghetti caso e pepe (cacio e pepe), nei quali aggiungeva anche un po’ d’olio e di sale.
Un piatto che durò molto tempo finché non si iniziò a far uso dei pomodori e quindi dando vita alla variante rossa.
Il cosiddetto maccarone dapprima fu preparato a mano, poi con un attrezzo a torchio con trafila noto come ‘ngegno (ingegno) che velocizzò il processo.
L’arrivo del maccaronaro era segnato dal grido “doje allattante!” che sintetizzava il fatto che con 2 cent ci si poteva sfamare.
Con l’utilizzo dei pomodori si narra che il prezzo passò da 2 a 3 cent e il “doje allattante” diventò il “tre Garibarde”, proprio per la colorazione rossa dovuta ai pomodori che si rifaceva alla giubba di Garibaldi.
I maccheroni erano perciò un qualcosa legato allo street food dell’epoca, li mangiavano i ragazzini, i popolani, le persone del mercato e ovviamente venivano mangiati con le mani, risucchiandoli con le labbra…ricordate la famosa scena di Totò in “Miseria e Nobiltà”?