Chef Antonio Aliberti, classe 1981, vesuviano DOC, di quelli nati e cresciuti all’ombra del vulcano, al centro del golfo di Napoli.
Racconta la sua storia a noi di Gusto Vesuviano, che da tempo lo seguiamo nel suo percorso professionale, apprezzandone tutte le virtù che quotidianamente mostra nel luogo dove da sempre riesce ad esprimere tutto se stesso: la cucina!
Abbiamo mostrato i suoi piatti, abbiamo parlato delle sue sperimentazioni culinarie avvicendate in diversi ristoranti, l’abbiamo mostrato “in borghese” da casa sua, sul nostro canale youtube mentre prepara leccornie della tradizione vesuviana.
Ora vogliamo parlare di lui, della sua passione, della sua storia, del suo percorso.
Tutto nasce diversi anni fa quando Antonio era ancora un adolescente e decise di iscriversi alla scuola alberghiera “De Gennaro” di Vico Equense. Una decisione che non piacque a suo padre, consapevole che quella scelta avrebbe comportato grandi sacrifici, lavorando nei giorni in cui per tutti gli altri è festa.
Ma la sua decisione fu categorica, una scelta che non vedeva l’ora di porter fare, sin da quando era piccolino e si divertiva a preparare le polpette nella cucina di casa.
Durante i cinque anni di scuola superiore ha sempre affiancato la pratica alla teoria, lavorando nel periodo estivo in importanti strutture del Cilento, grazie a suo zio che svolgeva il lavoro di maître proprio in quella zona. E quindi eccolo ritrovarsi giovanissimo a Palinuro, in qualità di capo partita nei ristoranti di nomi importanti come gli alberghi King’s e Saline. Durante quel periodo l’unico modo per vedere i suoi genitori era che loro stessi andassero a trovarlo, lui da lì non poteva muoversi.
In seguito al diploma alberghiero si sono aperte le strade prima sul territorio partenopeo, lavorando sul lungomare napoletano e poi in altre città come Milano, Roma, Brescia, Venezia ed anche all’estero, come l’esperienza in Olanda, tutte con ottimi risultati.
Non sono mancate le rinunce a proposte molto importanti, quando il dover bilanciare la vita coniugale e quella professionale non è sempre facile, soprattutto ponendosi l’obiettivo di avere un bambino che tarda ad arrivare. Ma la sua caparbietà e l’appoggio fondamentale della moglie, che scherzosamente chiama “il mio manager”, gli permettono di andare avanti e raggiungere gli obiettivi lavorativi desiderati.
Tra i pregi relazionali che contraddistinguono i modi di fare di Antonio, ci sono senz’altro sincerità e trasparenza, due soft-skill che gli permettono di tenere sempre unito il team in cucina, stimolandolo e tendendo alto il morale di tutti. Un vero e proprio leader che crede in quello che fa ed ha chiaro in mente l’obiettivo da raggiungere.
Ma quali sono i piatti che preferisce preparare chef Antonio Aliberti?
Forse non tutti quelli che lo conoscono lo sanno, ma Antonio ha un debole per i lievitati, il pane brioche, la pastafrolla, il prodotto da boulangerie. Non manca nella sua lista del cuore anche tutto ciò che rispecchia il fine dinner e i dolci a mollica.
La sua forza è sicuramente conoscere bene la tradizione, perché la sua passione nasce in casa ed in una casa vesuviana la tradizione in cucina è un aspetto fondamentale, è il quotidiano, è tassello della vita di tutti quelli che ci abitano.
Per questo motivo, in un’epoca in cui la cucina della tradizione è un fiore all’occhiello della ristorazione, Antonio è riuscito a dire la sua e a mostrare le sue capacità anche in questa tematica.
Con esperienza e professionalità ha presentato ai tavoli di numerosi ristoranti rinomati, piatti della tradizione rivisitati in chiave moderna, senza stravolgerli, ma donando quel tocco di gusto in più.
Chissà se lo chef Aliberti ha sogni nel cassetto…
Assolutamente sì, come si potrebbe vivere senza quelli! Nel suo cassetto tra le tante cose, c’è la pubblicazione di un libro che parla della sua vita culinaria e mostra le ricette che gli stanno più cuore.
Per il resto ci dice che non può far altro che ringraziare tutti, in particolare la sua famiglia, i suoi colleghi, la Guida Arcimboldo che gli ha assegnato “2Pennelli d’Oro” e tutti quelli che ogni giorno investono sulla sua persona.
2 pensieri su “Antonio Aliberti, lo chef vesuviano si racconta”
Un’anno trascorso insieme a Vercelli, amici di naia; un ragazzo da idee chiare e cuore d’oro. Un imbocco al lupo su tutto.
grande Antonio io ho avuto modo di gustare le sue prelibatezze un nume ro uno assoluto.Mi auguro che il suo futuro sia sempre più roseo, sia in ambito lavorativo, che familiare