Vi abbiamo già raccontato la storia delle origini delle zeppole di San Giuseppe? No???
Vabbè, è possibile! Noi di Gusto Vesuviano siamo assai golosi e quindi abbiamo preferito dare priorità alle ricette delle zeppole, piuttosto che soffermarci sull’origine delle tradizioni.
Ma Gusto Vesuviano è un blog che parla anche di storie e leggende e quindi è arrivato il momento di raccontarvi delle origini delle zeppole di San Giuseppe.
La prima ricetta delle zeppole di San Giuseppe di cui si ha traccia è quella scritta, in lingua napoletana, da Ippolito cavalcanti, nel libro trattato di Cucina Teorico-Pratico. Una ricetta molto semplice e molto simile a quella base che si continua a preparare anche oggi: farina, acqua, un pò di liquore d’anice o vino bianco, sale, zucchero e olio per friggere.
Ma come è nata la zeppola?
Una prima leggenda ci riporta in Egitto, dopo la fuga della Sacra Famiglia, quando San Giuseppe per mantenere Maria e Gesù dovette affiancare alla professione di falegname anche quello di friggitore e venditore di zeppole.
Mestiere che poi si è tramandato per generazioni e ancora oggi si riesce a trovare qualche furgoncino di “zeppolare” che prepara e vende le zeppole per strada!
Altra leggenda vuole che durante le feste organizzate dai romani (le Liberalia, celebrate il 17 marzo) in onore di Bacco e Sileno, le divinità del vino e del grano, si bevessero litri di vino accompagnati da frittelle di frumento cotte in strutto bollente. Una festa pagana, che nonostante l’avvento del cristianesimo, in qualche modo si è conservata e tramandata durante il periodo del cattolicesimo, quando è stata fissata per 2 giorni successivi la festa di san Giuseppe.
Zeppola zeppola e ancora zeppola…le origini le abbiamo capite, ma il nome? Da dove deriva? E anche qui si apre un mondo di ipotesi e leggende! Noi vi raccontiamo quelle che ci piacciono di più.
Alcuni ritengono che derivi dal latino serpula, ossia serpe, serpente, che spiegherebbe anche la forma di serpente attorcigliato su se stesso. Altri sostengono che il nome derivi da zeppa, dal latino cippus, il piccolo pezzo di legno che si utilizza per correggere i difetti di misura nei mobili. La zeppa è piccola e per questo somiglia a quel “pizzico” di pasta lievitata che, messa a friggere nell’olio bollente, si gonfia fino a dar vita alla pasta cresciuta.
La seconda ipotesi ci piace tanto, soprattutto perché ci ha portato a scoprire (qui) una leggenda che le mamme e le nonne del sud Italia raccontano ai loro piccoli, quando cominciano, a marzo, a sfornare dolci, piccoli pani e fragranti ciambelline arrotolate come trucioli: le zeppole di San Giuseppe
La leggenda….
“Tramontava il sole nel cielo infocato di Nazareth, e un vecchio falegname, seduto sulla soglia della sua povera bottega, si godeva un’ora di tranquillità. Seduto sugli scalini accanto a lui, un bimbo biondo giocava con dei pezzetti di legno. Per la viuzza stretta e contorta, avanzò un mendicante, un vecchietto lacero e scarno.
Arrivato davanti alla bottega, si fermò: – Un pezzo di pane, per carità! – mormorò tremando e la testa gli crollò sul petto. Il falegname balzò in piedi e lo sostenne.
– Vieni, entra e riposati un poco – esclamò il falegname. L’aiutò a sedere e gli porse un boccale di acqua fresca.
Il poveretto bevve avidamente, ma il viso del falegname era triste.
Purtroppo non ho del pane da darti – disse. – Non ne è rimasto neanche un pezzetto. Maria è andata a cercare un po’ di farina; se ti fermi, ella preparerà subito un pane per te.
Il vecchietto si alzò faticosamente.
Debbo andare – disse – Ho molta strada ancora da percorrere. Non dimenticherò mai la tua bontà, falegname. Come ti chiami?
– Giuseppe.
Il vecchietto salutò e uscì. Sui gradini si fermò un attimo ad accarezzare il bambino che giocava con il suo mucchietto di trucioli. Il piccino alzò gli occhi e sorrise.
Anche Giuseppe era uscito sulla soglia a guardare il povero viecchietto che si allontanava curvo e tremante.
– Nemmeno un pezzetto di pane! – sospirò il falegname.
Ma in quel momento lo sguardo gli cadde sui trucioli e sui pezzetti di legno che il bimbo stava allineando sul gradino; e gettò un grido di meraviglia.
Non erano trucioli, non era legno: erano piccoli pani e ciambelline, freschi e fragranti come appena usciti dal forno.
Gesù! – balbettò Giuseppe tremando di emozione – Non sarà lontano quel povero vecchio.. bisogna chiamarlo!
Gesù sorrideva nel suo radioso, divino sorriso. Raccolse il pane con le sue rosee manine, se lo strinse al petto e corse verso il fondo della strada.
Beh.. a questo punto non resta altro che correre in cucina a preparare le zeppole con la nostra ricetta!
Buon appetito!